La storia di „Lafóa“

„Lafóa“ – sono quattro i vini che portano questo nome. Da dove deriva il nome “Lafóa” e cosa è riportato sull’etichetta? Cerchiamo di spiegare brevemente alcuni dettagli che riguardano il nome Lafóa.

Erano gli anni ottanta quando Luis Raifer, vignaiolo e all’epoca direttore e presidente della Cantina Colterenzio, rientrò in Alto Adige dopo un viaggio di studio in California. La sua mente ribolliva di idee. Intuì che i vini altoatesini avrebbero avuto delle enormi potenzialità ed inizió a piantare le uve di Cabernet Sauvignon nel suo vigneto Lafóa, alle quali più tardi aggiunse il Sauvignon blanc. Le rese furono basse, la qualità delle uve e dei vini invece fu altissima e segnò una svolta nella viticoltura altoatesina. Da questo vigneto-pilota iniziò a nascere il “pensiero Lafóa”, che introdusse nuovi standard qualitativi, mantenuti fino a giorni nostri dai soci e dai collaboratori della Cantina Colterenzio.

Il primo Cabernet Sauvignon Lafóa uscì con l’annata 1989 ma, con un’altra etichetta; Invece il primo Sauvignon blanc Lafóa uscì con l’annata 1993. Ad arricchire questa prestigiosa linea negli ultimi anni si sono aggiunti altri due vini: Lo Chardonnay Lafóa e il Gewürztraminer Lafóa. In poco tempo hanno saputo raggiungere anch’essi qualità altissime.

L’etichetta

Tutti e quattro i vini Lafóa vestono un’etichetta molto particolare. Spesso, quando presentiamo questi vini a fiere o eventi, ci viene posta la seguente domanda: “Cosa significa il disegno sull’etichetta? Lo stile mi ricorda tanto Gustav Klimt”. Vi sveliamo finalmente, il “segreto” di questa splendida etichetta.

È stata ideata dallo studio Guardenti di Lucca, e il suo debutto è arrivato con l’annata 1993. L’etichetta raffigura al centro la scultura di bronzo, realizzata dal pittore e scultore Guido Anton Muss (1941-2003 – Val Gardena. Professore nelle scuole d’Arte a Venezia e Firenze, numerose mostre in Italia e all’Estero) e ricopre la colonna situata all’entrata della casa colonica di Luis Raifer, questa opera vuole rappresentare lo “spirito” protettore della tenuta. Nell’etichetta l’humus e le forze terresti avvolgono la colonna al centro che si apre alla luce del sole.

Lo sfondo dell’etichetta invece si ispira all’Art Nouveau, movimento artistico diffuso a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e vuole essere la rappresentazione dell’insieme delle forze naturali che determinano la crescita dell’elemento vegetale. In questo periodo viveva e lavorava anche Gustav Klimt. Quindi, l’osservazione che l’etichetta ricorda Klimt è perfettamente corretta.

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