Quali obiettivi si pone la Cantina Colterenzio con questo progetto?
Siamo una cooperativa vitivinicola con 300 soci vignaioli. Il nostro obiettivo primario è sempre quello di offrire ai soci e alla Cantina un valore aggiunto che perduri nel tempo. Ed è partendo da questo principio che alcuni anni fa abbiamo analizzato la situazione dell’ala nord. Costruita negli anni ’60 sopra ad ampie cantine sotterranee, ha ospitato per molti decenni il negozio al dettaglio, due sale degustazione, un appartamento e soprattutto numerosi locali cantina. Qui erano collocati grandi tini in cemento che si sviluppavano in altezza per diversi piani e, in parte, fungevano anche da pilastri portanti per l’edificio. Dall’epoca della sua costruzione, quasi sessant’anni fa, i metodi di vinificazione sono però cambiati in modo sostanziale: tini così capienti non si utilizzano praticamente più. Allo stesso tempo ci serviva più spazio per nuovi serbatoi d’acciaio, piccoli tini di ce-mento e botti di legno. E anche il negozio non era più accogliente: piccolissimo, con soffitti bassi e poca luce. Le due sale degustazione erano molto limitate e non corrispondevano più agli standard attuali. C’era poi da qualche anno il grosso problema del tetto, che aveva delle perdite e necessitava di un intervento urgente.
Considerando tutto questo, la decisione da prendere era una sola: una ristrutturazione completa e radicale per continuare a lavorare anche in futuro nell’interesse dei nostri soci.
Quali particolari sfide si sono presentate durante la fase di progettazione?
La sfida più grande è stata senza dubbio riuscire a integrare la nuova ala nel complesso di edifici già esistenti. E questo naturalmente a livello di estetica – che tra pochi mesi potremo ammirare tutti – ma soprattutto dal punto di vista delle cantine. Era fondamentale riuscire a semplificare i processi di lavoro, ottimizzare le distanze e soprattutto abbassare il più possibile i consumi di energia, anche in futuro.
Ben prima che arrivassero le ruspe, inoltre, il lavoro da fare è stato tantissimo. Tutte le cantine interessate dal nuovo progetto era-no ancora in utilizzo, perciò abbiamo dovuto trasferire tutto quanto altrove. Un’operazione tutt’altro che facile quando si ha a che fare con enormi vasche d’acciaio. E non dobbiamo dimenticare che la ristrutturazione è avvenuta senza interrompere l’attività della Cantina: una sfida non da poco, considerando che i lavori hanno interessato circa il 40% delle intere strutture.
Cosa renderà speciale il nuovo negozio per chi visiterà la Cantina?
Con la nostra nuova enoteca vogliamo che Colterenzio diventi “un’esperienza”. E l’abbiamo progettata proprio per emozionare chi ci viene a trovare: un punto vendita con un design accattivante, una gigantesca vetrata, spazi ampi e arredi moderni. I nostri vini saranno esposti in modo da illustrare chiara-mente la piramide della qualità, secondo un concept intuitivo e multisensoriale atto a far conoscere i vini più da vicino. Abbiamo previsto anche alcuni angoli accoglienti dove gustare un calice in tranquillità. Tutto questo con una vista aperta sui nostri vigneti, dietro cui si stagliano le cime del Gruppo di Tessa. Chi ama il vino cosa potrebbe desiderare di più?
Sono previste anche nuove sale degustazione e sale per gli eventi. Come verranno utilizzate?
Proporremo regolarmente visite guidate e degustazioni, durante le quali accompagneremo chi viene a trovarci attraverso gli spazi appena rinnovati. Inoltre, per feste private, eventi aziendali e ritrovi di ogni tipo, sarà possibile affittare la grande sala eventi, con dotazioni tecnologiche all’avanguardia e una cucina dedicata.
Cosa rende così speciale l’unione di vino e architettura che si ritrova qui alla Cantina Colterenzio?
La nostra ultima ristrutturazione risale a 15 anni fa e ha riguardato un’altra ala della Cantina. Osservando Colterenzio adesso, è evidente l’obiettivo a cui aspiriamo, oggi come allora: integrare il più possibile i nostri edifici nel territorio e nei vigneti circostanti, creando così un continuum. All’epoca, per esempio, lungo l’affaccio sulla Strada del Vino, abbiamo realizzato una sorta di viale, un “teatro verde” composto da un’intelaiatura d’acciaio dinamica, leggera, su cui crescono numerose varietà diverse di fiori e arbusti, in costante trasformazione con il passare delle stagioni.
Il teatro è concepito come la naturale prosecuzione dell’edificio ristrutturato allora e della collina retrostante. Anche i dettagli in legno e acciaio della facciata raccontano il legame con il vino: il legno ricorda le botti di rovere, l’acciaio rimanda ai tini d’acciaio, il lato più moderno della vinificazione. La filosofia che guida l’attuale ristrutturazione è la stessa. Volevamo un edificio moderno, sostenibile, resistente nel tempo e dall’architettura avveniristica. E per noi “avveniristico” significa, appunto, perfettamente integrato nel paesaggio.
Un esempio? L’enorme terrazza sul tetto, che diventerà una vera e propria oasi verde: un prato e tante aree piantumate con alberelli e arbusti.